La piana del Cavaliere prima dei Romani
L’occupazione della Piana del Cavaliere su cui si affacciano i quattro comuni di Rocca di Botte,
Camerata, Pereto e Oricola e dei territori adiacenti ha origini antichissime. Dal VI secolo a.C.
l’area ad est del Lazio era abitata da diversi popoli italici, tra cui quelli più vicini a noi erano gli
Equi e i Marsi. Più a nord erano stanziati gli Etruschi contro cui Latini e Sabini (il popolo di
Roma) combatterono le prime guerre di conquista.
Gli Equi erano un popolo combattivo e ostile a Roma, stanziato nell’alta Valle dell’Aniene, del
Turano, del Salto e fino ai Monti Simbruini, all’interno del cui Parco si trova oggi Rocca di Botte.
Già durante l’età regia molti oppida (centri fortificati) degli Equi furono distrutti dai romani ma
essi non furono sottomessi fino alla fine della seconda guerra sannitica nel 304 a.C.
Così ce ne parla Tito Livio nel IX libro della Storia di Roma: “In 50 giorni (i Romani) ne
espugnarono 31 città fortificate, la maggior parte delle quali venne rasa al suolo e data alle
fiamme, mentre quasi l’intera etnia degli Equi andò distrutta”.
La definitiva sottomissione a Roma però si avrà soltanto nel 295 a.C. con la battaglia di Sentino,
quando gli eserciti alleati di Etruschi, Umbri, Marsi e Sanniti verranno isolati con abili manovre e
sconfitti separatamente. Infine gli Equi dovettero accettare la fondazione nel loro territorio delle
colonie di romane di Alba Fucens e Carseoli. I pochi sopravvissuti si trasferirono con il nome di
Equicoli (gens Aequicola) nelle più interne vallate del Salto (l’odierno Cicolano = ager
Aequiculanus).
Trecento anni più tardi Virgilio, nel VII libro dell’Eneide, descrive gli Equicoli, appellativo con cui
erano appunto indicati i discendenti degli antichi Equi, come un popolo «sempre in armi, persino
quando arano i loro campi si dedicano anche alla rapina, al saccheggio e alle cacce nei boschi».
Resti delle mura poligonali degli antichi Equi si incontrano ancor oggi in tutto il territorio, da
Roviano a Riofreddo. Particolarmente interessanti sono le necropoli, soprattutto quella del
grande tumolo di Corvaro a Borgorose, scavato in anni recenti, o l’area archeologica di Trebula
Suffenas a Ciciliano.
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